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LETTERA sulla rivolta del carcere di Modena di marzo duemilavanti

La seguente letterà è stata ricevuta a metà ottobre da OLGa ed è una testimonianza di quanto accaduto nel carcere di Modena durante la rivolta di marzo.

 

Sono entrato in gal­era perché la polizia è venuta a fare un controllo e
mi ha trovato senza documenti, mi hanno mandato in prigione. Da quando
ero lì in carcere sono iniziati i probl­emi, una volta è suc­cessa una
rissa io non centra­vo niente. Poi è ven­uta la polizia sono entrati e ci
hanno picchiati e ci hanno rotto le oss­a, poi ci hanno messo 3 giorni in
isolamento senza po­rtarci all’ospedale. Alla fine un ragazzo è stato
portato in ospedale e dai dolori è sven­uto. Quando lo ha vi­sto il
dottore lo ha fatto entrare urgentement­e. Il dottore ha det­to alla
polizia che doveva rimanere in ospedale almeno 3-4 giorni ma la polizia
non voleva. Il dott­ore aveva chiesto che servisse una perso­na dentro il
carcere che lo aiut­asse a muoversi per un mese, però la pol­izia non ha
fatto niente di tut­to quello che ha chi­esto il dottore e gli ha dato un
certificato. Ha fat­to una denuncia alla polizia in ospedale e ha preso
con lui il fascicol­o, alla fine quella sera lo hanno preso e portato
subito al carcere di Modena dove ero st­ato spostato anch’io, in una
cella dove c'erano anche dei miei amici della mia città, so­no rimasto lì
finché è venuto il corona virus e quando è venuto il corona c’era un
uomo malato del vir­us e non volevano fa­rlo uscire e hanno vietato di
farci vedere i fami­gliari. Dopo ciò è successa una rivoluzi­one e hanno
bruciato il carcere e sono entrati le forze speciali e hanno iniziato a
sparare sono morte 12 persone di cui 2 miei amici, sono mor­ti davanti ai
miei occhi sono anc­ora sotto shock. Io ero scappato fino al tetto del
carcere così non mi sparassero dopo ci hanno presi tutti e ci hanno
messo in una camera e ci hanno tolto tu­tti i vestiti e hanno iniziato a
picchiarci dandoci schiaffi e calci. Do­po ci hanno ridato i vestiti e ci
hanno messo in fila e ci hanno picchiato ancora con il mang­anello in
quel momento ho cap­ito che ci stavano per portare un altro carcere. Da
quante botte abbiamo preso che mi hanno mandato in un altro carcere
senza scarpe. Poi quando siamo arrivati al carcere ci hanno picchiato
ancora. Alla fine ho finito di scontare la mia pena io sono molto
scioccato per i miei amici non sono riu­scito a fare denuncia contro i
carabinieri perché loro sono troppo for­ti. E io non ho né soldi né
documenti. Sono mol­to ancora scioccato non riesco più a dor­mire né a
mangiare bene. In fondo sto ancora molto male, ma nonostante tutto mi
piace l’Italia, gra­zie a voi che mi ave­te fatto parlare.