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Dopo mezzanotte…

 

21/12/2016

Dopo mezzanotte…

Attorno alle due di notte, il 20 dicembre 2016, abbiamo collocato

presso l’Istituto delle Donne di Città del Messico, in via José María

Izazaga 148, un esplosivo che è esploso efficacemente provocando seri

danni all’ingresso dell’edificio. La ragione per cui l’abbiamo fatto è

semplicemente perché ne avevamo voglia.

I. Le strade della vita sono diverse da come pensavo…

Un intreccio di dominazioni multiple disseziona quotidianamente il

corpo delle donne. Noi ci chiediamo: com’è possibile che molte donne,

la maggioranza, decidano di accettare docilmente questo bisturi sociale

che hanno addosso, a volte quasi desiderandolo?

Abbiamo sentito dappertutto discorsi da parte di femministe che si

felicitano dei ‘progressi’ verso ‘l’uguaglianza tra i sessi’… ma vediamo

nel frattempo le chiese piene di donne che si offrono docilmente in

ginocchio.

Ci arrivano notizie di grandi manifestazioni contro la violenza

sulle donne… vediamo però i tribunali pieni di donne disposte ad

abbandonare la propria volontà e il proprio destino in mano ad esseri

spregevoli, che accettano come superiori, e che cosa è più violento della

sottomissione – e la auto-sottomissione – della volontà umana?

La crudeltà femminicida che tocca noi, le nostre sorelle, figlie, cugine,

zie, amiche, compagne, madri ci fa male… Mentre allo stesso tempo

vediamo i congressi e i ‘movimenti femministi’ combattere per ottenere

più leggi, più categorie penali, più accordi con lo stato, quando è proprio

l’esistenza delle leggi e del sistema di dominio di rappresentazione

gerarchica statale lo scenario sine qua non di questa violenza!

Se queste ‘femministe’ chiamano questa postura di sottomissione

emancipazione’ beh allora… ci si dovrà emancipare… dall’emancipazione

emancipata!!!

Sicuramente ci saranno delle buone compagne che pensano davvero

che sia possibile per le donne ottenere un cambiamento della nostra

condizione di sottomissione patriarcale mediante la creazione di leggi

e istituzioni, noi però pensiamo che le leggi sono fatte piuttosto per

perpetuare questo stato delle cose perché sottraggono alle donne il

potere di decidere da sé sul proprio destino, convincendole a cedere le

loro vite per farle dirigere ad altri.

Sorelle! Non sottomettetevi a questi esseri orribili che usano i vostri

corpi e vi dicono come sentire, come pensare e come fare!!

Come potrebbe una legge cambiare la realtà del dominio se le leggi sono

parole, mentre il dominio è fatto di relazioni sociali? Come possiamo

vedere, ci rallegriamo di vivere nell’era che si è lasciata alle spalle il

pensiero magico, ma viviamo volteggiando in un mondo di fantasia.

La religione’, ‘lo stato’, ‘la scienza’, ‘la merce’, ‘la ragione’, ‘l’umanità’,

la giusta causa’: sono tutte finzioni che sottomettono la volontà umana.

Feticci che si rivoltano contro i loro stessi creatori. Frutto di paura,

superstizione e violenza. Se però togliamo via il feticcio vediamo che

sotto ci siamo noi e i nostri corpi, la nostra sessualità, le nostre vite fatte

a pezzetti e disposte per la riproduzione di un sistema il cui unico

risultato può essere la condanna alla fame, alla miseria, alla morte, alla

devastazione.

II. E sembrerebbe ora che…

Nell’aria c’è un’idea falsa quanto perversa che ci ricorda i dibattiti

ipocriti del secolo scorso sulla partecipazione delle donne alla politica.

Sta prendendo forza l’immagine secondo cui basta la semplice presenza

delle donne in questa piramide gerarchica del potere per purificare

ogni residuo patriarcale. Anzi, si costruisce un immaginario sociale

con quest’idea assurda per cui i seggi, i troni presidenziali o le sale dei

tribunali occupati da donne saranno automaticamente sufficienti per

combattere le disuguaglianze diseguali, ridurre la corrotta corruzione o

impartire la giusta giustizia. Vogliamo una candidata! Vogliamo donne

giudice! Vogliamo rappresentanti donne al congresso! gridano euforici

gli ipocriti, gli sprovveduti e i complici.

Ora certamente, nessuno potrebbe accettare la sciocchezza di ritenere

noi donne intellettualmente meno capaci, rispetto agli altri, di realizzare

questi infami lavori, ed è precisamente questo il punto.

La presenza delle donne all’interno del potere politico non può di per sé

comportare il minimo cambiamento nella composizione di un sistema

di disuguaglianze sociali per la semplice ragione che la società in cui

ci è stato imposto di vivere è basata proprio su tali disuguaglianze.

La società stessa è corrotta e ingiusta, e senza queste caratteristiche la

società smetterebbe di esistere. Altrimenti come potrebbe sopravvivere,

se non fondandosi sulla disuguaglianza, una società basata sullo

spossessamento della vitalità altrui?

Le nostre argomentazioni si possono comprovare anche solo dando uno

sguardo al passato. In Messico dalla metà del secolo scorso noi donne

abbiamo il ‘diritto di voto’, e abbiamo via via occupato i seggi, i tribunali e

posti importanti nella ripartizione del potere politico. Ma forse da questo

si deduce un qualche tipo di miglioria nella nostra penosa posizione di

sottomissione, violenza, fame e miseria? Sembra piuttosto che queste

donne una volta arrivate a questi ignominiosi scranni, come se avessero

bevuto un intruglio velenoso, si mostrino indifferenti davanti alla nostra

terribile situazione e che non esitino persino a mostrarsi apertamente

nostre nemiche, guardandoci con sdegno dall’alto della loro posizione

di privilegio.

Quale impegno verso la nostra situazione possiamo aspettarci da signore

che in un giorno spendono quello che noi guadagniamo in un anno con

il nostro miserabile salario?

Come possiamo continuare a pensare che

troveremo una soluzione ai problemi che ci perseguitano attraverso il

voto, le elezioni (ed è lo stesso eleggere o essere eletta), le istituzioni

statali, o la religione?

Ci dicono ancora che dobbiamo ‘lottare per avere un salario pari a quello

degli uomini’. Nessuno ci dice di non essere altrettanto produttive come

i nostri colleghi maschi, e di lottare per distruggere la divisione sessuale

dei lavori. Ma non dovremmo invece concentrare i nostri sforzi, insieme

ai nostri compagni, per abolire il lavoro piuttosto che per perpetuarlo?

Proprio grazie al lavoro avviene il furto delle nostre vite! Perché lottare

con l’obiettivo di mantenere lo sfruttamento sul nostro lavoro?

III. La prima per il coraggio, la seconda per capriccio, la terza per il piacere

E un’altra ancora. Finché esisterà nelle nostre idee il principio

dell’autorità gerarchica esisterà la disuguaglianza. E il potere politico

è la mera dimensione organizzatrice del principio di autorità. Dunque

non c’è nessuna via d’uscita né destinazione. Però… abbiamo sentito

dire in giro che pensano di mandare una donna indigena come carne da

cannone per le bestie del potere. Ed ecco un’altra volta il disprezzo per

le donne, ci trattano come appendici di qualcosa o qualcuno… eccoli che

si mettono a usare i nostri corpi come fossero i loro stracci da pavimento.

IV. Non ce ne andiamo, resteremo qui

Speriamo che le femministe ‘belle e brave’ non ci apostrofino come

antifemministe e non vogliano mandarci al rogo, anche se sicuramente

non mancherà qualcuna che lo farà. Dopotutto,

 

esiste la convinzione che

essere femminista significa dipingere un bello striscione con scritto: ‘Dì

di no alla violenza e sottomettiti alle istituzioni’. Come se le istituzioni

non fossero le massime organizzatrici della violenza. Noi non saremo

mai docili. Noi siamo per l’azione diretta e l’insurrezione. Se a voi piace

continuate a inginocchiarvi davanti ai vostri oppressori. Continuate a

essere complici e a leccare le vostre manette. State certe però che per

quanto ci riguarda, noi continueremo il nostro attacco diretto alle vostre

istituzioni femministe e borghesi…

 

Speriamo anche di non essere etichettate come razziste. Ovvero, alcune

di noi sono indigene. Ma a nessuna di noi succederà di servire da zerbino

per nessuna organizzazione, piuttosto il contrario… sputiamo su ogni

organizzazione e ogni pretesa di dominio sui nostri corpi. Non siamo

oggetti di nessuno, non sottometteremo i nostri cervelli e i nostri corpi

per realizzare i desideri di nessuno.

MORTE ALLO STATO, VIVA L’ANARCHIA!

Né DIO, Né STATO, Né MARITO, Né PADRONE!

A TUTTX LX COMPAGNX SEQUESTRATX NELLE GALERE, FORZA!

MÓNICA CABALLERO Y FRANCISCO SOLAR, FORZA!

AI COMPAGNI A KORIDALLOS, FORZA!

SALVADOR OLMOS, IN MEMORIAM.

la Cellula di Diffusione del Commando Femminista Informale

di Azione Antiautoritaria

Ana “la mariposa negra”

Dall’opuscolo

Raccolta di comunicati del

COMMANDO FEMMINISTA INFORMALE DI AZIONE ANTIAUTORITARIA ( COFIAA )

Messico 2014-2017“,

2017