Col trionfo della civiltà democratica venne glorificata la plebe dello spirito. Col suo feroce antindividualismo – la democrazia – calpestò – perché incapace di comprenderla – ogni eroica bellezza dell’“io” anticollettivista e creatore. I rospi borghesi e le rane proletarie si strinsero le mani in una comune volgarità spirituale, comunicandosi religiosamente nel calice di piombo contenente il viscido liquore delle stesse menzogne sociali che la democrazia agli uni e agli altri porgeva. Ed i canti, che borghesi e proletari innalzarono alla loro spiritale comunione, furono un comune e fragoroso “Hurrà!” all’Oca vittoriosa e trionfante. E mentre gli “hurrà” scoppiavano alti e frenetici, ella – la democrazia – si calcava il berretto plebeo sulla livida fronte, proclamando – bieca e feroce ironia – gli eguali diritti…dell’Uomo! Fu allora che le aquile, nella loro consapevolezza prudente, batterono più forte le loro ali titaniche, librandosi – nauseate dal triviale spettacolo – verso le vette solitarie della meditazione. Così, l’Oca democratica, rimasta regina del mondo e signora di tutte le cose, imperò padrona e sovrana. Ma visto che al di sopra di lei qualcosa rideva attendendo, ella, per mezzo del socialismo, suo unico e vero figliolo, fece lanciare una pietra ed un verbo, nel basso dominio paludoso ove gracchiavano i rospi e le rane, per sollevare un pugilato ventristico, e farlo passare per una guerra titanica di idee superbe e di spiritualità. E nelle paludi, il pugilato avvenne…Avvenne così plateale, fino a schizzare il fango tanto in alto da insudiciare le stelle! Così, colla democrazia, tutto fu contaminato.
Tutto!
Anche ciò che vi era di migliore.
Anche ciò che vi era di peggiore.
Nel regno della democrazia, le lotte che si apersero tra capitale e lavoro, furono lotte rachitiche, larve impotenti di guerra, prive di ogni contenuto d’alta spiritualità, e d’ogni valorosa grandezza rivoluzionaria, incapaci a creare un altro concetto di vita più forte e più bella! Borghesi e proletari, pure urtandosi per questione di classe, di dominio e di ventre, rimasero pur sempre affratellati nell’odio comune verso i grandi vagabondi dello spirito, contro i solitari dell’idea. Contro tutti gli straziati del pensiero, contro tutti i trasfigurati da una superiore bellezza. Colla civiltà democratica, Cristo ha trionfato…
“I poveri di spirito”, oltre il paradiso dei cieli, hanno avuto la democrazia sulla terra. Se il trionfo non fosse ancora completo, lo completerà il socialismo. Nel suo concetto teorico lo ha già da lungo tempo annunciato. Egli tende a “livellare” ogni tutti i valori umani. Attenti, o giovani spiriti! La guerra contro l’uomo-individuo fu incominciata da Cristo in nome di Dio, fu sviluppata attraverso la democrazia in nome della società, minaccia di completarsi nel socialismo, in nome dell’umanità. Se non sapremo distruggere in tempo questi tre assurdi quanto pericolosi fantasmi, l’individuo sarà inesorabilmente perduto.
Bisogna che la rivolta dell’”io” si espanda, si allarghi, si generalizzi!
Noi – i precorritori del tempo – abbiamo già acceso i fari!
Abbiamo acceso le torce del pensiero.
Abbiamo brandito la scure dell’azione.
E abbiamo infranto.
Abbiamo scardinato!
Ma i nostri “delitti” individuali devono essere l’annuncio fatale della grande tempesta sociale.
Quella grande e tremenda tempesta che frantumerà tutti gli edifici delle menzogne convenzionali, che scardinerà i muri di tutte le ipocrisie, che ridurrà il vecchio mondo in un mucchio di macerie e rovine fumanti! Perché è da queste macerie di dio, della società, della famiglia e dell’umanità, che potrà nascere rigogliosa e festante la nuova anima umana. Quella nuova anima umana che sulle rovine di tutto un passato canterà la nascita dell’uomo liberato: dell’”io” libero e grande.
Continua…